Avvio tra aspettative e polemiche del nuovo Codice di procedura civile. Da oggi sono operative le norme introdotte dalla legge n. 69 che ha riscritto alcuni snodi cruciali del Codice. Dal filtro in Cassazione alla testimonianza scritta, dalle sanzioni per le parti che puntano solo a perdere tempo alle competenze dei giudici di pace, passando per le sentenze "sintetiche" e il procedimento sommario di cognizione. Tutti aspetti che, nelle ambizioni del ministero della Giustizia, sono destinati a fare compiere un salto di qualità al processo civile, in maniera da avvicinarlo il più possibile a quella durata standard di 6 anni che la Corte europea dei diritti dell'uomo e adesso anche il nostro Governo (nella riforma della procedura penale) considera limite invalicabile.
La regola base in vigore da domani è quella per cui le novità non saranno applicate alle cause in corso, ma solo a quelle introdotte a partire da oggi. Con qualche eccezione, come, per esempio, la possibilità di emettere sentenze con solo un succinto riferimento alle ragioni di fatto e di diritto decisive.
Il debutto però non è del tutto tranquillo. I presidenti dei tribunali, anche di quelli più grossi, fanno sapere di essere ancora alla finestra per valutare l'impatto delle novità. «La prossima settimana – annuncia Livia Pomodoro, presidente del tribunale di Milano – ho convocato una riunione con tutti i presidenti delle sezioni civili per fare il punto della situazione». Mario Barbuto, alla guida del tribunale di Torino, più volte segnalato anche in sede europea come isola di efficienza nel difficile mare della giustizia italiana, segala come la norma sul calendario del processo e sulla motivazione delle sentenze potrebbero essere oggetto di indicazioni agli uffici.
La reazione degli avvocati è stata sinora all'insegna dell'attendismo se non del favore, fatte salve alcune perplessità sul filtro in Cassazione, come pure quella della magistratura togata, che non ha risparmiato critiche su alcuni punti, ma anche accolto nel complesso lo spirito della riforma. Più polemica la reazione dei giudici di pace e del personale amministrativo. Ieri, i primi, che hanno proclamato una settimana di sciopero dal 13 al 19 luglio, hanno sottolineato come le nuove competenze civili e penali assegnate sono «destinate a naufragare senza una riforma seria e la radicale riorganizzazione degli uffici» della categoria. I magistrati onorari sottolineano che da oggi scatta un aumento della competenza civile comprendendo anche le cause su beni mobili fino a 5.000 euro, degli incidenti stradali fino a 20.000 euro e di una quota delle liti in materia previdenziale.
Inoltre, il disegno di legge sicurezza, approvato giovedì dal Senato in via definitiva, prevede l'attribuzione ai giudici di pace della competenza giudicare su uno dei punti qualificanti del provvedimento, il reato di immigrazione clandestina, sul quale, osservano gli stessi giudici, «gravano dubbi di ordine costituzionale e che richiederà un impegno costante e celere degli uffici». La situazione, aggiungono i giudici di pace, «è ulteriormente aggravata dalla carenza e cattiva distribuzione di personale amministrativo, specie nelle sedi medio-grandi, ed appare al momento irreversibile nell'ufficio di Roma, assolutamente congestionato e prossimo alla più totale paralisi».
Per quanto riguarda il personale amministrativo dei tribunali, cardine senza il quale ogni progetto rischia un molto concreto fallimento, la Cgil funzione pubblica fa notare come «una riforma che introdurrà nuove regole, ancora una volta viene varata senza un'adeguata formazione del personale delle cancellerie, che si troverà ad affrontare la sovrapposizione dei vari riti e nuove competenze, e senza tenere conto delle gravi carenze degli uffici giudiziari che già oggi costringono i lavoratori ad operare con enormi difficoltà». A mancare sono però, nella lettura della Cgil, anche investimenti sul personale e sull'organizzazione degli uffici.